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La Legione Indiana

La Legione “Indische Freiwilligen Legion der SS’ o volgarmente detta “India Libera” fu un’unità di volontari indiani della Waffen-SS, fortemente voluta dal Capo di Stato del Governo dell’India Libera, Subhas Chandra Bose.

T5A causa delle origini legate al Movimento Indipendentista Indiano, era anche conosciuta come la “Legione della Tigre” e “Azad Hind Fauj” (Esercito Nazionale Indiano).

Venne realizzata raggruppando prigionieri di guerra e disertori indiani dell’Esercito Inglese, in nome della comune lotta dell’Asse contro il colonialismo.

Bose, conosciuto con il nome di Netaji (“Condottiero”), presidente del Partito del Congresso Indiano condivideva le idee di indipendenza del Mahatma Gandhi, ma non i suoi metodi di lotta non-violenta. Per arrivare ad un’India libera dal dominio dell’Impero Britannico, cercò con tutti i mezzi, ottenendole, alleanze con i più feroci nemici dell’Inghilterra,  Benito Mussolini e Adolf Hitler.

Queste alleanze lo portarono ad inserirsi nel contesto della Seconda Guerra Mondiale in sostegno della politica dell’Asse.

Circa 4.000 effettivi della “Indishe Legion” servirono nell’esercito durante la Seconda Guerra Mondiale. Le prime truppe della Legione vennero reclutate fra i prigionieri di guerra indiani catturati a El Mekili, in Libia, durante le battaglie per Tobruk. Le forze tedesche nel deserto occidentale selezionarono in seguito un nucleo di 27 prigionieri di guerra per farne agenti da far arrivare a Berlino nel maggio 1941 e da lì poi destinarli secondo i piani dell’Asse.

T2Ma inizialmente il numero di prigionieri trasferiti in Germania era di circa 10.000 unità. Vennero poi ospitati al campo St. Annaberg in Polonia, dove Bose li raggiunse per un primo incontro. Un gruppo di 300 volontari fra prigionieri e indiani espatriati in Germania vennero inviati al campo di Frankenberg, vicino Chemnitz (in Sassonia), per la formazione.

Il numero dei prigionieri di guerra che man mano si univano alla Legione cresceva, quindi la stessa fu trasferita a Königsbrück, sempre in Sassonia, per un ulteriore addestramento.

Fu proprio a Königsbrück che vennero decise e concretizzate le uniformi, il tristemente celebre “feldgrau” (colore grigio-verde) tedesco con il distintivo della tigre che salta dell’ Azad Hind.

Il Ministero della Propaganda tedesco, che faceva capo a  Joseph Goebbels, nel gennaio 1942 diffuse la nota che ufficializzava la formazione dell’Esercito Nazionale Indiano, che però non prestò giuramento fino al 26 agosto 1942, rispondendo al nome di “Legion Freies Indien” dell’Esercito Tedesco.

Bose, dal canto suo, chiese e ottenne un accordo con l’Alto Comando tedesco sulle modalità con cui la Legione avrebbe servito l’apparato militare tedesco.

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I tedeschi avrebbero addestrato gli indiani alla più ferrea disciplina militare della fanteria, a usare armi e unità motorizzate; i legionari indiani non dovevano mai venire affiancati ad eventuali formazioni tedesche e non dovevano mai essere inviati su qualsiasi altro fronte che non fosse l’India, ma erano autorizzati a combattere per la difesa personale in qualsiasi altro luogo al di fuori di essa.

I legionari avrebbero goduto degli stessi servizi e dei comfort in materia di retribuzione, vestiti, cibo e permessi dei soldati tedeschi.

L’Esercito Indiano regolare era organizzato in reggimenti e unità su base religiosa, regionale e di provenienza castale. Bose, creando la “Legione della Tigre” cercò di porre fine a questa pratica e di costruire un apparato unitario e paritario che facesse capo all’identità indiana comune, di uomini che combattevano per l’indipendenza. Di conseguenza, la Legione venne organizzata in unità miste in modo che musulmani, indù e sikh servissero fianco a fianco il proprio paese. Il 59% degli uomini dell’India Libera erano indù, il 25% erano musulmani, il 14% erano sikh e il 2% di altre religioni.

Anche se venne inizialmente organizzata come un gruppo d’assalto che doveva servire da avanguardia per un’invasione congiunta tedesca-indiana delle frontiere occidentali dell’India Britannica, solo un piccolo contingente venne destinato a quello che era lo scopo originale. Un centinaio di legionari furono paracadutati nell’Iran orientale nell’ambito dell’operazione “Bajadere” nel gennaio 1942 ed infiltrati nella provincia del Baluchistan per effettuare operazioni di sabotaggio che, come riferiscono i rapporti ufficiali, vennero portate a termine con successo, sebbene con effetti molto labili sul conflitto.

T3Un altro piccolo contingente, tra cui gran parte del corpo degli ufficiali e l’intera leadership, venne stanziato nel sud-est asiatico, ma la maggior parte delle truppe della Legione restò sempre e solo di stanza in Europa, in mansioni che non prevedevano combattimento.

Dal nostro punto di vista, e per come intendiamo noi il secondo conflitto Mondiale, diciamo che non hanno brillato né per verve bellica né tantomeno dal punto di vista “etico” dal momento che tastarono con mano l’azione solo durante la ritirata dalla Francia, dopo l’avanzamento delle truppe alleate, azione che si tradusse perlopiù con la repressione della Resistenza Francese. In Italia allo stesso modo, nel 1944, furono impiegati nelle operazioni anti-partigiani.

Con l’imminente sconfitta del Terzo Reich nel maggio 1945, parte della Legione Indiana di stanza in Germania cercò rifugio nella Svizzera neutrale. I Legionari marciarono lungo le rive del Lago di Costanza, nel tentativo di entrare in Svizzera attraverso i passi alpini ma senza successo perchè vennero catturati dalle forze statunitensi e francesi e consegnati a quelle inglesi.

T6Ci sono prove, però, che parte di queste truppe sia stata uccisa dai soldati marocchini (francesi) nella città di Immenstadt dopo la loro cattura, prima che potessero essere consegnati alle forze britanniche. La restante parte sarebbe stata rimandata in India con l’accusa di tradimento.

Per i tedeschi memori della Seconda Guerra Mondiale, la Legione Indiana è molto meno nota rispetto ad altre unità di volontari stranieri. Ma la sua storia, ha attratto l’autrice Merle Kröger che nel 2003 ha scritto un racconto, “Cut!” , che riprendeva le gesta del reggimento in Francia. La Kröger ha affermato, dopo l’uscita del racconto, di aver trovato l’argomento “eccellente e misterioso” perché quasi nessun tedesco aveva mai sentito parlare degli indiani che volontariamente avevano combattuto per il loro esercito durante il Grande Conflitto.

Dal canto suo, Mamma India (nello specifico, Bollywood) ha parlato della Legione in un unico film, “Dear Friend Hitler” rilasciato in India nel 2011 come “Gandhi to Hitler”, con Raghubir Yadav e Neha Dhupia nei ruoli del dittatore nazista (precedentemente il ruolo era stato offerto ad Anupam Kher) e della compagna Eva Braun. Il film ricostruiva il tentativo di fuga della Legione in Svizzera e le sue conseguenze.

T7L’aspetto controverso del legame della Legione con la Germania di Hitler ha originato la percezione diffusa che si trattasse di collaboratori del Reich nazista in virtù della loro uniforme, del giuramento e di meri aspetti bellici. Vale a dire che li si considera attivi sostenitori dello sforzo bellico nazista, dei suoi principi, come la supremazia razziale e delle atrocità commesse contro razze “inferiori”.

La loro memoria è ancora viva a Strasburgo, nel quartiere di Schluthfeld, dove un gruppo di loro venne squartato nella scuola elementare del quartiere, dopo la liberazione. Alcuni anziani del posto ricordano questi fieri indiani sikh, in uniforme con barba e turbante. Sulle spalline delle loro uniformi campeggiava l’emblema di una tigre rampante sopratitolata “Freies Indien”. Secondo voci diffuse, si dice che i sopravvissuti del massacro di Schluthfeld siano stati utilizzati dopo la Liberazione per lo sminamento e che nessuno sia sopravvissuto a questa operazione.

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